I dati degli ultimi due mesi svelano la menzogna della “pandemia dei non vaccinati”, mentre i vaccinati ricoverati si sentono “traditi dallo Stato”. Ecco tutte le bugie dei mass media del sistema, svelate in questo articoli. Siamo di fronte alla “pandemia dei vaccinati” senza ombra di dubbio e con dati ufficiali alla mano! Hanno persino bloccato e censurato il nostro profilo Facebook in seguito a questa notizia ufficiale, motivo per il quale pubblichiamo l’articolo anche qui nel nostro blog! NO ALLA CENSURA!
Per la prima volta da inizio pandemia nel bollettino di sorveglianza Iss del 24 novembre il maggiore numero di contagi Covid si registra in chi aveva completa copertura vaccinale. I non vaccinati sono solo il 37,7% del totale, mentre la maggiore parte dei contagiati (59,7%) è registrata fra chi ha avuto ciclo completo di vaccinazione (compreso uno 0,6% che aveva ricevuto la terza dose di vaccino), mentre il 2,6% aveva comunque ricevuto una dose.
E’ evidente che quella in corso non può più essere chiamata “pandemia dei non vaccinati”, perché è ogni settimana di più la “pandemia dei vaccinati”. La maggioranza dei contagi è tra supervaccinati. Per la prima volta superano i non vaccinati, la “profezia” detta da moltissimi esperti “censurati” si sta avverando.
I vaccinati sono purtroppo anche la maggioranza assoluta dei decessi (56% e fra questi l’1,6% aveva ricevuto una sola dose), contro il 44% di non vaccinati. Anche in questa triste contabilità si devono registrare 5 italiani già morti di Covid nonostante avessero ricevuto la terza dose di vaccino.
“Fino a poco tempo fa avevamo degenti colpiti da Tbc. Ora no, solo Covid”, di cui “il 60%” è no vax, “hanno fra 40 e 60 anni”. Sono le parole rilasciate qualche giorno fa al Corriere della Sera dalla Dottoressa Annamaria Cattelan, primaria di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova. “E poi c’è un 40% di malati, in gran parte anziani e con co-morbilità, che ha fatto il ciclo completo anti-Covid, ma non ha ottenuto la risposta immunitaria desiderata. Siamo fra due fuochi: dobbiamo gestire dal punto di vista clinico, comportamentale e psicologico da una parte chi ha rifiutato il vaccino ritenendolo sperimentale e pericoloso e dall’altra i delusi dal Servizio sanitario nazionale, a cui si sono affidati seguendone ciecamente le raccomandazioni, ma finendo ugualmente in ospedale. Si sentono traditi, ma purtroppo tutti i vaccini su certi setting di popolazione funzionano meno”, ha aggiunto.
Le parole di Cattelan mettono in luce la menzogna della cosiddetta “pandemia dei non vaccinati”, quella secondo cui sono le persone che non si sono vaccinate ad alimentare contagi, ricoveri e decessi.
In realtà, i numeri dimostrano che contagiati, ricoverati e morti ci sono anche tra i vaccinati, che ora si sentono traditi, come dice Cattelan. Il 78% degli italiani ha ricevuto la prima dose di vaccino (il 73% anche la seconda), seguendo le raccomandazioni di governo, politici ed esperti, che tanto hanno insistito e insistono sulla vaccinazione come arma principale per sconfiggere la pandemia, sostenendo anche che, se vaccinati, in caso di contagio, non si rischiava nulla di grave. (Continua dopo la foto)
Purtroppo, però, i numeri (come quelli dell’ospedale di Padova) dimostrano che i vaccini non sono così efficaci come speravamo nella lotta alla pandemia. La conferma ufficiale arriva dal bollettino di sorveglianza diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità ieri, 27 novembre. Nel documento viene spiegato che nell’ultimo mese, in Italia, il 63% dei contagi, il 51% dei ricoveri e il 56% dei morti si è verificato tra persone che erano vaccinate. Al contrario, il 37% dei contagi, il 49% dei ricoveri e il 44% dei morti si è verificato tra persone non vaccinate.
La maggioranza dei contagi, dei ricoveri e dei decessi si sta verificando quindi tra i vaccinati. (Continua dopo la foto)
Il 15 settembre scorso venivano riportati 96.900 contagi fra non vaccinati e 44.990 fra vaccinati con ciclo completo (meno della metà). Nell’ultimo bollettino, quello del 27 novembre, sono stati registrati 61.908 contagi fra i non vaccinati e 81.740 fra i vaccinati con ciclo completo. Il 15 settembre, le ospedalizzazioni dei non vaccinati erano 6.841, quelle dei vaccinati 2.331, circa un terzo.
Dal rapporto del 27 novembre, emergono 3.737 ricoverati non vaccinati e 2.437 vaccinati. In due mesi anche le terapie intensive hanno cambiato quella proporzione: i non vaccinati che vi finivano erano quattro volte i vaccinati, oggi la proporzione si è ridotta a poco più di due volte: 509 ricoveri in terapia intensiva sono tra persone non vaccinate e 209 tra i vaccinati, secondo l’ultimo rapporto.
Per quanto riguarda i decessi, al 15 settembre si registravano 770 decessi tra i non vaccinati e 405 tra i vaccinati (quasi la metà), mentre nel rapporto del 27 novembre i deceduti erano 449 fra i non vaccinati e 359 fra i vaccinati.
I dati dimostrano che negli ultimi due mesi per quanto riguarda ricoveri, terapie intensive e decessi, l’andamento tra vaccinati e non vaccinati è praticamente parallelo. La protezione dei vaccini andava riducendosi, permettendo al virus di attaccare anche le persone vaccinate, che erroneamente si credevano protette, fidandosi di quanto politica ed esperti dicevano.
Il tutto mentre si parlava di “pandemia dei non vaccinati” e si pensava a misure restrittive appositamente per loro, diffondendo l’idea che fossero solo loro ad alimentare la pandemia.
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato stamani il consueto aggiornamento settimanale del bollettino epidemiologico sulla pandemia di SARS-CoV-2 in Italia. E’ l’unica fonte ufficiale che fornisce il numero di contagi, di ricoveri e di decessi per stato vaccinale. Nel documento viene spiegato che nell’ultimo mese, in Italia, il 63% dei contagi, il 51% dei ricoveri e il 56% dei morti si è verificato tra persone che erano vaccinate. Al contrario, il 37% dei contagi, il 49% dei ricoveri e il 44% dei morti si è verificato tra persone non vaccinate.
La maggioranza dei contagi, dei ricoveri e dei decessi si sta verificando quindi tra i vaccinati e quindi questa si può definire come L’EPIDEMIA DEI VACCINATI.
Nell’apposita tabella possiamo osservare tutti i dati per fasce d’età.
I dati ufficiali smentiscono i teoremi secondo cui staremmo vivendo una “pandemia dei non vaccinati” e secondo cui negli ospedali ci sono ricoverati “esclusivamente” o “al 90%” non vaccinati. Per quanto riguarda decessi e ospedalizzazioni, resta fondamentale il fattore anagrafico: tra gli under 40 non vaccinati, ad esempio, nell’ultimo mese abbiamo avuto 505 ricoverati di cui appena 23 in terapia intensiva e soltanto 7 morti. I giovani, anche se non vaccinati, non incidono affatto sull’andamento della pandemia e incidono in modo molto molto marginale sulle ospedalizzazioni.
Drammaticamente più alto il numero dei ricoverati over 60 vaccinati con entrambe le dosi: sono stati 3.127, sei volte in più dei giovani non vaccinati, e di questi ben 247 sono finiti in terapia intensiva, undici volte in più dei giovani non vaccinati; infine i morti vaccinati over 60 sono stati 537, che significa 77 volte in più rispetto agli under 40 non vaccinati. Tra i morti vaccinati, ci sono stati 5 decessi anche tra coloro che avevano ricevuto il cosiddetto booster, cioè la terza dose.
Nonostante il vaccino, quindi, tra le persone anziane c’è una mortalità enormemente più alta rispetto ai giovani non vaccinati.
Questo ovviamente non significa che il vaccino non sia efficace per ridurre il rischio: se gli anziani non fossero vaccinati, il numero dei decessi sarebbe incredibilmente più elevato. Ma significa che il vaccino non annulla il rischio, non può essere la soluzione definitiva per sconfiggere la pandemia pur essendo un valido e utile strumento per contenerla, e che le nuove ondate di contagi, ricoveri e decessi non sono assolutamente imputabili ai non vaccinati, soprattutto se giovani che da questo virus hanno complicazioni in casi rarissimi.
Sempre nello stesso bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, gli esperti del Ministero della Salute evidenziano quali siano, in termini statistici, i benefici del vaccino per fasce d’età. Osservando i dati, si evidenzia subito che per i giovani under 40 il vaccino non diminuisce di una virgola il rischio di morire o finire in terapia intensiva, perché anche senza vaccino tali rischi sono praticamente nulli. Sotto i 40 anni non si muore di Covid e non si finisce in terapia intensiva per Covid anche senza vaccino (e questo lo abbiamo imparato già nel 2020, quando i vaccini non c’erano e i decessi e ricoveri gravi under 40 erano rarissimi e riferiti a casi particolari con gravissime malattie pregresse).
Per quanto riguarda le altre fasce d’età più avanzate, il vaccino è un fondamentale strumento per abbattere il rischio di morte e di ricovero: i non vaccinati adulti hanno 15 volte in più il rischio di morire rispetto ai vaccinati, anche se per gli ultraottantenni questo beneficio scende a 9 volte, e dopo 6 mesi dal vaccino scende a 5-6 volte. Comunque meglio di niente. Simile la riduzione del rischio dei ricoveri.
Ma per quanto riguarda il contagio, è importante specificare che i non vaccinati hanno soltanto tra 3 e 4 volte in più la possibilità di contagiarsi e di contagiare rispetto a chi è vaccinato da meno di sei mesi, un vantaggio che crolla a 1 – 2 volte rispetto a chi è vaccinato da dopo sei mesi. Dopo sei mesi dalla vaccinazione, quindi, essersi vaccinati o non essersi vaccinati cambia poco o nulla.
Un grande paradosso per i giovani, che in ogni caso non rischiano di morire né di essere ricoverati e sono chiamati alla vaccinazione soltanto per “solidarietà”, ma questa “solidarietà” non esiste perché rimangono comunque contagiabili e contagiosi:
Infine è molto utile la tabella che fornisce la stima vaccinale calcolata dall’Istituto Superiore di Sanità. Per quanto riguarda il contagio, anche nei vaccinati da meno di 6 mesi l’efficacia è scesa al 72,5% rispetto al 95% iniziale, ma pesa moltissimo il crollo dell’efficacia nelle persone che sono vaccinate da oltre sei mesi dove siamo al 40%. Significa che per sei persone su dieci è come se il vaccino non ci fosse mai stato, e quindi siamo punto e a capo.
Resta elevata la copertura dalle forme gravi (ricovero e morte) della malattia, che tuttavia scende all’80% dopo sei mesi dal vaccino. Un dato che è alto in termini relativi, ma pesa in termini assoluti perché significa che ogni 10 milioni di vaccinati ci saranno 2 milioni di vaccinati comunque esposti al ricovero e al decesso.
Ecco perché non stiamo vivendo la “pandemia dei non vaccinati” e anche per i vaccinati è assolutamente necessario non abbassare la guardia e affidarsi alle cure.
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