Passaporto vaccinale confermato al G20 di Bali, pure da Meloni. Tra Hotel a cinque stelle, voli aereo super lusso e aperitivi vari ed eventuali, si è chiuso anche questo carrozzone del G20 tenutosi a Bali. Il solito circo dove i grandi del Pianeta si scambiano strette di mano e sorrisi, ma alla fine arrivano solo a mettere nero su bianco qualche intento che poi finiscono. Leggi l’articolo adesso per saperne di più!
Il G20 approva l’introduzione di passaporti vaccinali e identità digitali globali
Passaporto vaccinale confermato al G20 di Bali, pure da Meloni
Tra i molti temi che sono stati trattati all’ultimo G20 di Bali – il raduno delle più grandi economie del mondo – non è mancato quello sulla gestione sanitaria globale in vista della previsione di “future pandemie”, già pronosticate dalle istituzioni internazionali.
Il G20 – facendo proprie le istanze di trasformazione radicale della realtà sociale e politica propugnate da alcuni potenti organismi internazionali – ha incluso nella risoluzione finale del vertice indonesiano la necessità di adottare standard comuni di passaporti vaccinali oltreché sistemi di identità digitali.
«Riconosciamo l’importanza di standard tecnici e metodi di verifica condivisi, nel quadro dell’IHR (2005), per facilitare i viaggi internazionali senza soluzione di continuità, l’interoperabilità e il riconoscimento di soluzioni digitali e soluzioni non digitali, compresa la prova delle vaccinazioni.
Sosteniamo il dialogo e la collaborazione internazionali continui sulla creazione di reti sanitarie digitali globali affidabili come parte degli sforzi per rafforzare la prevenzione e la risposta a future pandemie, che dovrebbero capitalizzare e basarsi sul successo degli standard esistenti e dei certificati digitali COVID-19», si legge, infatti, al punto 23 della dichiarazione finale.
In questo modo, il progetto di “ristrutturazione” della società noto come “Grande reset”, promosso congiuntamente nel 2020 dall’allora Principe del Galles – ora re Carlo III – e dal fondatore del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, è penetrato nel cuore dei maggiori vertici internazionali e degli Stati. Non a caso, il G20 ha visto la partecipazione proprio di Klaus Schwab – ingegnere tedesco ed economista – che nel corso del suo intervento non ha affatto nascosto questo “piano” di trasformazione sistemica della realtà che trova il suo maggiore strumento nelle tecnologie avveniristiche e nel digitale:
«Se guardiamo a tutte le sfide, possiamo parlare di crisi multiple, economiche, politiche, sociali, ecologiche e istituzionali.Ma in realtà, ciò che dobbiamo affrontare è una profonda ristrutturazione sistemica e strutturale del nostro mondo. E questo richiederà del tempo e il mondo avrà un aspetto diverso dopo che avremo attraversato questo processo di transizione».
Il principale obiettivo del ripristino prospettato dal Forum di Davos è la trasformazione sociale e antropologica all’insegna del controllo tecnologico sulla popolazione mondiale, reso possibile proprio dal digitale e dal sistema di passaporti vaccinali.
Le stesse istanze sono del resto state presentate dai leader intervenuti al B20 (business 20), il più autorevole gruppo imprenditoriale istituito dal G20 con l’obiettivo di formulare raccomandazioni in un’ampia fascia di settori strategici alla presidenza di turno del Vertice.
Il primo giorno della riunione del B20, il ministro della Salute indonesiano Budi Gunadi Sadikin ha dichiarato che «i Paesi del G20 hanno concordato questo certificato digitale utilizzando lo standard dell’OMS e lo presenteremo alla prossima Assemblea Mondiale della Sanità di Ginevra come revisione della normativa sanitaria internazionale».
In questo modo, ha aggiunto Sadikin, «per la prossima pandemia, invece di bloccare la circolazione delle persone al cento per cento […], si potrà garantire una certa circolazione delle persone».
La richiesta del ministro della Sanità indonesiano di un certificato sanitario digitale è entrata a far parte delle raccomandazioni politiche ufficiali del B20 al G20.
Nel comunicato finale di 132 pagine del B20 si legge che i paesi membri dovrebbero «promuovere ulteriori scambi e l’uso strategico e la condivisione di scienza, tecnologia e dati appropriati per l’individuazione delle crisi, creando un quadro di coordinamento globale per la mitigazione delle crisi future».
Se da un lato l’iniziativa promossa dall’OMS, dal B20 e dal WEF contribuirà senza dubbi ad un maggiore controllo sulla popolazione – totalmente schedata digitalmente – dall’altro non è affatto scontato che tale decisione sarà effettivamente efficace a livello sanitario.
Già nell’agosto del 2021, infatti, l’OMS ha pubblicato una guida di 99 pagine sull’implementazione della documentazione digitale dei certificati COVID-19, affermando che «un pass sanitario basato esclusivamente sullo stato vaccinale individuale può aumentare il rischio di diffusione delle malattie», in quanto i vaccini anti-Covid 19 non prevengono l’infezione e la trasmissione.
Cosa peraltro confermata recentemente in modo più che esplicito da Janine Small, presidente dello sviluppo dei mercati internazionali di Pfizer, la quale in un’audizione presso il Parlamento europeo in risposta a una domanda, ha affermato: «Mi chiede se sapevamo che il vaccino interrompesse o no la trasmissione prima di immetterlo sul mercato? Ma no. Sa, dovevamo davvero muoverci alla velocità della scienza».
È lecito chiedersi, dunque, se l’implementazione di passaporti vaccinali e identità digitali più che a tutelare la salute dei cittadini, non serva a mettere in atto quella «profonda ristrutturazione del mondo» all’insegna del controllo tecnologico evocata da Klaus Schwab.
Quest’ultimo, del resto, è un grande sostenitore del transumanesimo – come buona parte della élite capitalista liberale – ideologia che include nel proprio assetto teorico la volontà di dominio sulla natura e sull’uomo stesso.
Secondo il WEF: «Questi passaporti [vaccinali] servono per natura come forma di identità digitale» e l’identità digitale, a sua volta, comprende tutti i dati personali di un individuo, compresi i siti web che vengono visitati, gli acquisti online, le cartelle cliniche, i conti finanziari e le “amicizie” sui social media.
Il “Grande reset”, sviluppato grazie al sostegno di tutti gli organismi internazionali, incluso il G20, potrebbe comportare quindi una stretta sul controllo della popolazione che ben si addice al modello tecnocratico abbracciato ormai da buona parte dei governi occidentali e non solo.
Valutalo, dopo averlo letto, alla fine dell’articolo.
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