Ospedale Sant’Elia: Da oggi USPL raccoglierà tutte le vostre testimonianze per dare voce ai cittadini affinché venga ascoltata. Quali esperienze hai avuto all’Ospedale S. Elia? Raccontaci la tua storia, compilando il form in questo articolo e noi faremo di tutto affinché la tua voce venga ascoltata. Leggi l’articolo adesso per leggere le testimonianze e/o raccontare la tua storia e per saperne di più!
Segnalaci la tua esperienza all’ospedale di Caltanissetta
CLICCANDO QUI POTETE LEGGERE LE STORIE CHE ABBIAMO GIÀ RICEVUTO
Ritenete di essere stati testimoni o vittime di casi di malasanità all’Ospedale S.Elia di Caltanissetta? USPL è decisa a dare voce ai cittadini.
Compilate in ogni sua parte il presente form e, se ritenuto necessario, sarete ricontattati da un incaricato dell’associazione USPL il prima possibile.
La vostra segnalazione permetterà ad USPL di evidenziare all’ASP di competenza le grandi e piccole criticità da Voi riscontrate.
Faremo di tutto affinché la tua voce venga ascoltata e questi disservizi non accadano più.
Compila il form ed effettua la segnalazione ad USPL
Compilate in ogni sua parte il presente form e, se ritenuto necessario, sarete ricontattati da un incaricato dell’associazione USPL il prima possibile.
Puoi anche effettuare la segnalazione andando alla pagina “Contattaci” cliccando QUI o in alto nel menù del nostro sito web, compila tutti i campi obbligatori del form, raccontaci la tua esperienza nel campo “Messaggio” e seleziona “Segnalazione” nel menù a tendina.
Riceveremo il tuo messaggio con la tua esperienza, lo valuteremo e se necessario sarai ricontattato/a da uno dei segretari di USPL.
Se ti fa piacere, aiuta la nostra causa, salvando con il tasto destro il seguente volantino e pubblicandolo e diffondendolo nei tuoi canali social.
Più segnalazioni avremo, maggiore sarà la possibilità di poter fare ascoltare la tua voce come cittadino.
LE ESPERIENZE CHE CI AVETE SEGNALATO
Qui di seguito pubblichiamo le esperienze che ci comunicate, specificando solo il vostro nome di Battesimo, in modo da rispettare la Vostra privacy:
- GRAZIA MARIA IL 24/04/2023 CI SCRIVE:
“Mio padre è morto quasi un anno fa nel reparto covid, L’ho lasciato con parametri in ordine. Nel giro di meno 24h è morto. Sono convinta che l’assistenza in quel reparto sia stata nulla . Non l’hanno monitorato nell’uso dell’ossigeno.“ - GIOVANNA CI SCRIVE:
“Buongiorno, sono la figlia di un paziente 88enne che in data 28/02/23 ha effettuato accesso al Ps per frattura al femore. Riscontrato Covid al 3°tampone, asintomatico è stato trasferito agli infettivi per un giorno e poi trasferito in bolla presso il reparto di ortopedia. Completamente isolato fino al giorno 08/03 data dell’intervento, con tampone negativo fatto la mattina. Allettato e immobilizzato per 8 gg senza vedere nessuno dei familiari con grosse difficoltà di alimentazione e crollato in uno stato di profonda depressione e dolore.
Viene dimesso il sabato 11/03 affidato alle sole mani inesperte dei familiari che fino al mercoledì non vedono nessuno dell’Adi, attivato dall’ospedale. Tralasciando che fare tamponi a caso non ha senso ed è oramai non obbligatorio né necessario, mi chiedo perché non siano stati effettuati tamponi nei giorni successivi ma solo il giorno dell’intervento, con il rischio altissimo di non rivedere vivo mio padre senza neanche poterlo salutare, perché da una serie di esami il quadro clinico presentava molte criticità.
Ciliegina sulla torta, non viene restituita la vestaglia con oltre 300 euro in tasca e nessuno ne sa nulla ovviamente.
Salvo solo la professionalità dei medici costretti a lavorare in un ambiente allucinante, in cui la tensione fra il personale medico si percepisce continuamente, dove il paziente, soprattutto se anziano, è solo carne da macello e il lato umano non esiste, come non esiste compassione né trasparenza, perché ho le prove che la bolla Covid con due positivi, di cui uno mio padre, era aperta e di libero accesso a chiunque si trovasse all’interno del reparto. Questi erano i super contagiosi positivi al Covid, tagliati fuori dal mondo per niente. Crudeltà pura!
Ovviamente seguirà denuncia di furto della vestaglia e del denaro, che non servirà a niente ma che va fatta.
Ho molto sintetizzato perché avrei molto altro da dire ma mi premeva segnalare, quanto questo ospedale sia diventato una fabbrica del dolore ancora sostenitrice di protocolli di dolore e morte.
Ringrazio e prego per tutti quelli che in futuro si troveranno costretti ad avere a che fare con questa crudele follia.” - NADIA CI SCRIVE:
“Il 6 gennaio 2023 ho portato mio marito al pronto soccorso perché era da qualche giorno che aveva il respiro corto e un polpaccio con vene in evidenza nere. Arrivati all’accettazione, la prima cosa che fanno un tampone. Alle mie rimostranze, dato che non è più necessario, l’infermiera sgarbata dice che il direttore sanitario ha stabilito così e così devono fare. Tampone negativo. Mio marito stava male e ho dovuto lasciare perdere. Dopo due ore di attesa, alle mie rimostranze, l’hanno fatto entrare e per 5 ore ho perso i contatti con lui. Dopo un pò mi arriva un suo messaggio che mi dice che è a fare la tac. Passano ancora due ore, mi avvicino all’accettazione, dicendo che non ho più notizie di mio marito da ore, guardano allora nel pc e mi dicono che dovrà essere ricoverato nel reparto covid, perché prima di fare la tac, hanno fatto un tampone molecolare ed è risultato positivo. Ho cominciato a gridare che volevo parlare con un medico e così mi hanno fatto entrare. La dottoressa mi ha spiegato che non aveva mai visto un polmone da covid come quello di mio marito…….. Mentre telefonavo al sig. Giadone per avere il numero di telefono di un avvocato, mio marito mi manda un messaggio dicendomi che era scappato dall’ospedale e mi aspettava fuori! Poi mi ha raccontato che ha vissuto un film dell’orrore, dato che lo hanno messo dentro una stanzetta, dove l’infermiera che lo seguiva gli diceva “lei di qua non se ne può andare” e mio marito “davvero? Vuole vedere come me ne vado? “ Ha aperto la porta ed è scappato in corridoio e l’infermiera ha cominciato a gridare di fermarlo. Lo hanno preso e lo hanno riportato nella stanzetta. Allora ha cominciato a chiedere di vedere il tampone molecolare e non glielo hanno fatto vedere, ha chiesto di mettere la firma per andarsene via e passò un ora senza che gli hanno portato i fogli da firmare, poi gli chiese di levargli la farfallina che aveva ancora dentro il braccio, passò un’altra ora e non si vedeva nessuno, a quel punto ha aperto la porta, è andato agli ascensori ed è scappato. La farfallina l’abbiamo levata noi a casa. Dopo questa esperienza, la nostra fiducia a medici e infermieri è scesa sotto i piedi! “ - CRISTINA CI SCRIVE:
“Sono una ragazza di 31 anni. Quest’estate ho avuto un piccolo incidente domestico per cui mi sono tagliata la carne tra mignolo e anulare in profondità. Arrivata al pronto soccorso circa alle 21 mi hanno dato i punti alle 3.15. ero in codice verde.” - LAURA CI SCRIVE:
“LUNGA STORIA DI MALASANITÀ: Io persona informata dei fatti, pronto soccorso ore 14:00 del 16 gennaio 2023, cos’è un PS? Primo soccorso “urgenze esami e dislocamento nel reparto competente”, no!!!!! Qui non è così, scrivo in maniera educata da cittadina con dei doveri ma anche con dei diritti, Signori dei piani alti… oggi una persona è arrivata al PS con sanguinamento che persisteva da due ore in una parte del corpo, debolezza, spossatezza e colorito verdastro, nella speranza che tutto ciò venga letto da tanti, è stato fatto un tampone, risultato negativo, scheda ingresso e messa fuori ad aspettare in un reparto intasato e pieno di positivi, quindi si entra negativi ma si potrebbe uscire positivi se non morti addirittura x covid direttamente, da quel momento INCUBO… posterò messaggi delle informazioni che mi venivano date e a oggi ore 1:19 del 17 Gennaio 2023 la persona interessata sta ricevendo ora le attenzioni, capisco tutto poco organico, medici da soli che devono fare una grossa mole di lavoro, persone che arrivano con diversi gradi di urgenza, esami da fare, anamnesi d’ingresso tutto capisco pure l’andare a fumare la sigaretta, fare la pausa, farsi una risata, ma la MALEDUCAZIONE, L’ARROGANZA. LA SUPREMAZIA QUELLA NO, noi che arriviamo al PS siamo esseri umani no bestie da macello, se andiamo al PS è perché c’è una gravità un dubbio su qualcosa che è capitata al nostro corpo, quindi arriviamo già spaventati nella speranza di trovarci davanti personale che abbia tatto, competenze, equilibrio psichico, educazione, umiltà e soprattutto UMANITÀ fondamentale oltre al sapere per poter fare il medico.
Cosa accade invece??????? Che una dottoressa, chiamiamola così, si impaia davanti i pazienti con brutte parole, accusandole di cose non vere e di modificare i dati di accesso al PS per farla pagare a quella persona con cui ha litigato, noi cittadini che dobbiamo stare vicini allo stato alle nostre forze dell’ordine comportandoci da cittadini degni di una buona civiltà cosa riceviamo in cambio? L’arrivo delle forze dell’ordine chiamate da un altra persona ancora, che avendo avuto pure chiacchiere con questa dottoressa , si vedono dire che devono essere loro pazienti a chiedere scusa, i loro familiari a chiedere scusa , alla dottoressa, personalmente ho chiamato al PS ho parlato con un medico mi sono presentata educatamente lui pure quindi so il nome e dopo aver spiegato la lunga attesa e il rischio che si correva mi sento rispondere: e abbiamo da fare altro, dico: allora, che avrei chiamato una pattuglia e lui cosa fa mi chiude il telefono in faccia…..chi scappa sa che è in torto , tutto questo mi riporta a morti strane avvenute nel nostro ospedale di messaggi inviati ai parenti di lunghe attese senza aiuti , una persona una volta disse “ca tutti amma a canciari abitudini ” chi sa se ricordate chi lo disse.
Se noi dobbiamo essere dei bravi cittadini, i medici l’ospedale sono al servizio del cittadino che li paga , che gli permette il macchinone, la vacanza, la casa a mare, o di giocarsi lo stipendio al Bingo, di andare semi nuda a fare la dichiarazione dei redditi o andare in servizio attillata e tirata come una modella fatti loro ma fate assunzioni non fate morire così le persone.
Ho tutto, anche identità di chi si è comportato sicuramente in maniera errata sarà mia cura fare i passi dovuti.” - MARIA CI SCRIVE:
” Si, mio padre si trovava nella terapia intensiva della cardiologia dove i pazienti gravi avrebbero dovuto essere continuamente monitorati. Aveva subito quella mattina stessa un intervento di angioplastica d’urgenza dopo un infarto. Durante l’ora di visita dei parenti, mio padre si toglieva in continuazione il saturimetro perché gli dava fastidio. Io glielo rimettevo al dito, tutte le volte, facendogli presente l’importanza di quel piccolo strumento salva vita. Poco dopo lui iniziò ad avere un respiro molto affannoso e cominciò ad allontanare in continuazione la mascherina dell’ossigeno dalla sua faccia per prendere aria. Controllai il monitor per vedere a quanto era giunta la sua saturazione dell’ossigeno, ma quel parametro non era presente nel monitor. Corsi verso l’infermiera, seduta nella sua postazione, proprio di fronte al letto assegnato a mio padre e la misi al corrente dell’accaduto. Inizialmente lei disse che mio padre stava facendo i capricci e che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ma vista la mia insistenza andò a controllare il monitor. Disse che aveva spento il saturimetro per non far suonare il monitor in continuazione, visto che mio padre non sopportava di tenere il saturimetro attaccato al dito.
Quando riattivò la saturazione nel monitor essa era a 69. L’infermiera iniziò a urlare: “Dottore, dottore.” Poi si rivolse a me con grande agitazione: “Lei esca da questa stanza immediatamente.”
Fu l’ultima volta che vidi mio padre da vivo da vicino.
Dopo un pò una dottoressa aprì la porta e mi mostrò da lontano, facendomi restare nel corridoio, che mio padre indossava una maschera per la ventilazione e che la sua saturazione era salita a 100. Disse che le sue condizioni erano comunque gravi e mi chiese di non allontanarmi dal corridoio. Un paio d’ore dopo, vidi sopraggiungere il rianimatore, ma per mio padre non ci fu più nulla da fare. Da allora sono passati quasi otto anni. Non mi sono mai perdonata di non aver sporto denuncia per il comportamento scellerato di quella infermiera. Non so come si chiama, ma non dimenticherò mai il suo volto.” - LAURETTA CI SCRIVE:
“Tutto il 2017 mia madre è stata malissimo, era tutta gonfia, aveva sempre dolori, non mangiava ne camminava per i piedi gonfi e doloranti, sono capitati molti episodi in cui chiamavamo l’ambulanza, e quando la portavano in ospedale la lasciavano in attesa per ore ed ore solo per dirle che non aveva niente, tutto ciò continuò per mesi, l’andare all’ospedale senza conculusioni, a Maggio la situazione peggiorò, e si rifiutò dì andare al Sant’Elia, la portarono al Policlinico di Palermo, e dopo le visite dei dottori chiamarono me (allora minorenne) per dirmi che era troppo tardi, aveva solo 3 giorni di vita, aveva problemi ai reni, se l’avessi portata prima in ospedale i dottori l’avrebbero curata…
Io non so se loro si son rifiutati di curarla perché era una donna di colore e forse veniva dopo tutti e/o non si meritava di essere curata, ma io ho perso mia madre.”
Valutalo, dopo averlo letto, alla fine dell’articolo.
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