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L’UE censura i giornali russi. Rai, Tg5, Ansa, CNN, Cbc, Bloomberg, Zdf e BBC sospendono i servizi giornalistici di inviati e corrispondenti dalla Russia

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L’Ue censura i giornali russi. È questa la libertà da difendere? La mossa a sorpresa dell’Unione Europea. Ecco perché la censura è la risposta sbagliata. Dopo la legge varata da Mosca: carcere per chi diffonde notizie ritenute false. Leggi l’articolo per saperne di più!

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L’UE censura i giornali russi

Si attendono rivolte dei campioni della libertà di stampa. Posizioni ufficiali dei colleghi giornalisti. Magari anche del vetusto Ordine professionale. Perché la decisione della Commissione Europea di mettere al bando le emittenti televisive russe è una decisione senza precedenti, errata, ipocrita.

Perché se Mosca avesse applicato nei confronti di un giornale “dissidente” o della nostra “Rai” statale una simile censura, oggi vedremmo orde di cronisti strapparsi le vesti in nome della libertà di espressione.

L’Europa, è chiaro, ha qualche difficoltà a rispondere all’invasione russa in Ucraina. Si capisce. La Nato non può mandare truppe di terra, caccia o mezzi propri sul territorio per proteggere Kiev.

Significherebbe dichiarare guerra a Putin e scatenare la “Terza Guerra Mondiale” evocata da Joe Biden.

Dunque Bruxelles si deve arrabattare con sanzioni di contorno: in pochi giorni ha congelato i fondi degli oligarchi, bloccato il North Stream 2, attaccato l’interscambio economico, deciso di sospendere i pagamenti Swift ad alcune banche russe, chiuso lo spazio aereo ai voli moscoviti, congelato i beni della Banca centrale russa.

Tutto lecito, e pure comprensibile. Così come la decisione “mai assunta prima” di acquistare con fondi europei armi letali e di inviarle a Kiev. Non è ben chiaro, però, per quale motivo sia necessario anche accanirsi sui media russi. (Continua a leggere dopo la foto)

ue censura i giornali russi

Ufficialmente non siamo in guerra con la Russia, per quanto la contrapposizione sia resa evidente dai movimenti di truppe Nato ad Est.

Eppure Ursula von der Leyen e soci hanno scelto di fare “un altro passo senza precedenti” bandendo dall’Unione europea quella che Bruxelles chiama “la macchina mediatica del Cremlino”.

“Russia Today e Sputnik di proprietà statale russa – dice Ursula – non saranno più grado di diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin e cercare di dividere la nostra Unione”.

Il bando dovrebbe essere allargato anche a tutti i siti internet.

Si può discutere quanto si vuole sulla presunta “disinformazione tossica e dannosa” portata avanti dalle due emittenti russe. Sarà anche vero. Però si tratta di un’accusa che rischia di provocare l’espulsione degli inviati occidentali dalla Russia.

Una ritorsione simile potrebbe essere facilmente giustificata da Putin con lo scopo di evitare “la disinformazione occidentale” sulla guerra in Ucraina. Come reagiremmo noi ad una simile censura?

Che poi qualche ragione, a ben vedere, lo Zar ce l’avrebbe pure. Ve lo abbiamo raccontato ieri: i media occidentali, che spesso e volentieri basano le proprie informazioni su fonti militari o governative ucraine, hanno spacciato non poche bufale su questa guerra.

Aerei abbattuti, che in realtà si riferivano ad innocui show del passato.

Immagini di bombardamenti russi su Kiev prese da un videogioco. Filmati tarocchi o registrati anni fa. Direte: errori umani. Forse, probabile. Ma che allo stesso tempo hanno contribuito a diffondere la “propaganda” ucraina della guerra di resistenza.

Pensate a quella notizia che ha fatto il giro del Globo: 13 marinai ucraini mandano a quel Paese i nemici russi prima di essere uccisi sull’isola dei serpenti. In poco tempo vengono elogiati dal mondo intero, viene loro assicurata una medaglia postuma, diventano eroi moderni.

E poi in realtà probabilmente sono ancora vivi e vegeti.

Lo stesso dicasi per il “vendicatore dell’aria”, un inesistente pilota di caccia ucraino spacciato per abbattitore seriale di aerei nemici e in verità mai esistito. Che facciamo, chiudiamo anche i network occidentali che sono caduti in questa “propaganda tossica”?

I media russi dal canto loro hanno subito risposto al bando europeo. “Proponiamo all’Unione europea di non fermarsi alle mezze misure, ma di vietare immediatamente Internet”, scrive in una nota il servizio stampa di Sputnik e RT.

La direttrice Simonyan assicura invece che i suoi giornalisti sapranno “fare il loro lavoro nonostante i divieti”. Il bando di due emittenti giornalistiche in Europa è tanto stupido quanto la richiesta di Beppe Sala al direttore dell’orchestra della Scala, Valery Gergiev, di prendere le distanze da Putin o di dimettersi.

Questi signori e giornalisti tifano lo zar?

Può darsi. Ma sono russi: possiamo forse condannarli per questo? Se poi è di “cane da guardia del potere” che vogliamo parlare, basta ricordare gli applausi striscianti dei cronisti italiani a Mario Draghi per capire che non siamo nella posizione di dare lezioni di indipendenza.

Dopo l’approvazione della norma che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità di Mosca oltre RAI e Tg5 anche Ansa, Bbc, Cnn, Bloomberg e la canadese Cbc hanno preso la stessa decisione. (Continua a leggere dopo la foto)

rai

La Rai in fuga dalla Russia: “In carcere giornalisti che diffondono notizie false”

La Rai sospende i servizi giornalistici dalla Russia dopo i provvedimenti varati da Mosca in relazione all’informazione e alle news sulla guerra con l’Ucraina.

“In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa”, comunica in una nota Viale Mazzini.

La Rai sottolinea che “la misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese.

Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia”.

Ieri il presidente russo, Vladimir Putin ha firmato la legge, approvata oggi prima dalla Duma e poi dal Consiglio della Federazione, che introduce condanne fino a 15 anni di carcere per chi intenzionalmente diffonde notizie false sulle forze armate del Paese, come ha reso noto l’agenzia Tass.

Ricordiamo che la Rai pochi giorni fa ha diffuso immagini di videogiochi spacciandoli per bombardamenti russi a tappeto per screditare Putin e la Russia.

Dopo l’approvazione della norma che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità di Mosca anche Bbc, Cnn, Bloomberg e la canadese Cbc hanno preso la stessa decisione. (Continua a leggere dopo la foto)

putin

«In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa». Lo rende noto la Rai in un comunicato stampa.

«La misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e – si legge – la massima libertà nell’informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia».

Stessa decisione l’ha annunciata, per Mediaset, il Tg5. E anche l’Ansa ha bloccato il flusso di notizie dalla sede di Mosca, così come due dei principali media pubblici spagnoli, la radio-televisione Rtve e l’agenzia di stampa Efe. (Continua a leggere dopo la foto)

putin rai

La decisione della Rai giunge dopo quella della Bbc che ha ritirato i suoi inviati e il personale tecnico in Russia. Per lo stesso motivo, anche la Cnn ha annunciato l’interruzione delle trasmissioni nel Paese, mentre l’agenzia Bloomberg ha deciso di sospendere l’attività dei suoi reporter in Russia, così come l’emittente canadese Cbc.

Fonte:  Clicca qui

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