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Vaccini per Covid mai testati sulla trasmissione: l’ammissione di Pfizer sbugiarda media e autorità.

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Vaccini Cominarty mai testati sulla trasmissione: l’ammissione di Pfizer sbugiarda media e autorità. Si arriva così a oggi, Venerdì 14 Ottobre 2022: nessun quotidiano mainstream – o quasi – ne parla, nonostante l’importanza della notizia. Se infatti da un punto di vista scientifico già si sapeva, che i sieri non immunizzano, l’ammissione è grave politicamente. L’abbiamo sempre detto, che il Green Pass era un infamia, che non garantiva di non essere contagiato e non contagiare. Adesso è ufficiale. Era una balla criminale. La Pfizer ha ammesso in un’audizione all’Europarlamento di non aver mai testato il siero Cominarty-BioNTech/Pfizer sull’arresto della trasmissione del virus prima che fosse emesso sul mercato, perché si è dovuta “muovere davvero alla velocità della scienza”. Leggi l’articolo adesso per saperne di più!

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Vaccini mai testati sulla trasmissione: l’ammissione di Pfizer sbugiarda media e autorità

“Non l’avevamo testato…”. Rivelazione choc di Pfizer sul vaccino.

Nella giornata del 10 ottobre, al Parlamento Europeo, si è tenuta l’audizione sulla legittimità dei contratti conclusi da Ursula Von Der Leyen ed il ceo di Pfizer, Albert Bourla, il quale però si è rifiutato di testimoniare dinanzi ai vertici Ue. L’oggetto dell’indagine sono stati proprio gli acquisti dei vaccini Covid-19 per una somma pari a ben 71 miliardi di euro, cifra che corrisponderebbe a 4 miliardi e mezzo di dosi, ovvero 10 per ciascun cittadino europeo.

Poche ore fa, specificatamente, si è discusso sulla legittimità della terza fornitura di sieri – pari a quasi due miliardi di dosi – che la presidente della Commissione Europea ha negoziato autonomamente con il numero uno di Pfizer. Alle richieste delle settimane scorse di pubblicare gli sms scambiati tra i due, Ursula non ha mai risposto. Ed è da lì che sono nati i primi sospetti su una possibile violazione delle procedure di trasparenza per i contratti Ue.

In sostituzione di Albert Bourla, ha presenziato Janine Small, presidente dei mercati internazionali di Pfizer, la quale, alla domanda dell’eurodeputato Ross se la casa farmaceutica avesse testato la capacità del vaccino di bloccare il contagio, ha risposto – ridendo – con un secco no: “Dovevamo muoverci alla velocità della scienza per capire cosa succedeva”.

La confessione è rilevante almeno sotto due aspetti fondamentali. Da una parte, viene sbugiardata l’intera narrazione che colpevolizzava il non vaccinato circa l’aumento dei contagi; dall’altra, è fatta a pezzi l’utilità del green pass, mezzo applicato dal governo Draghi e presentato come “garanzia a ritrovarsi tra persone non contagiose”, come affermato dallo stesso premier lo scorso luglio.

La dimostrazione è lampante se guardiamo il bollettino Covid di ieri: 70mila contagi e 80 morti, nonostante la popolazione italiana sia vaccinata per oltre il 90 per cento del totale. A ciò, ricordiamo, si aggiunge un quasi 4 per cento di cittadini che, avendo contratto il virus, hanno sviluppato gli anticorpi anche senza la somministrazione del siero. Insomma, in una situazione di vera e propria immunità di gregge, il contagio continua a galoppare, così come il virus influenzale, indipendentemente dal fatto che ci si sia vaccinati oppure no.

anti fake news pfizer Si badi bene. Chi scrive non contesta il ruolo decisivo che il siero ha avuto nella salvaguardia della vita, soprattutto per i soggetti fragili ed anziani. Nonostante tutto, non si può neanche ragionare in un’ottica di salute talebana, secondo cui il vaccino sarebbe il rimedio efficace sia contro la malattia, che contro il contagio, e per tutte le fasce della popolazione. Il dato, avvalorato anche dalle dichiarazioni dei vertici di Pfizer, è oggettivo: il green pass è stato uno strumento che ha discriminato, spaccato, frammentato i cittadini italiani, sul falso assunto della protezione dalla trasmissione virale.

A ciò, quindi, si deve aggiungere la smentita alla tesi di Roberto Burioni, il quale – vaccinato, ma contagiato – ha affermato di recente che “fino alla variante Delta, ci vaccinavamo anche per proteggere gli altri”. Frase che fa a pugni con l’intervento al Parlamento Europeo della presidente Small. Due anni di sviolinate delle nostre viro-star sono state abbattute da una dichiarazione di pochi secondi. L’ennesimo fallimento di chi si autoproclamava competente.

Lunedì, al Parlamento europeo, si è svolta l’audizione di Janine Small, presidente della sezione della Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali. Al suo posto ci sarebbe dovuto essere Albert Bourla, amministratore delegato della casa farmaceutica, per rispondere a domande scomode riguardo alle modalità di stipulazione dei contratti e per chiarire la questione sui messaggi privati che si era scambiato con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. 

“NON SAPEVAMO SE I SIERI ANTI-COVID IMMUNIZZASSERO”, LA CLAMOROSA AMMISSIONE DI PFIZER A BRUXELLES

Tante domande, poche risposte. Così potrebbe essere sintetizzata l’ultima audizione della Commissione Covi tenutasi nel palazzo dell’Europarlamento, a Bruxelles, e che ha ospitato tra gli altri Janine Small, ineffabile direttrice commerciale della Pifzer, intervenuta in sostituzione dell’amministratore delegato Alberto Bourla, la cui assenza è stata fortemente stigmatizzata nel corso dell’incontro.

Numerosi, ma per lo più inutili, gli inviti a rispondere senza reticenze che i membri della Commissione e la sua stessa presidente hanno rivolto alla rappresentante del gigante farmaceutico statunitense.

Non ha nascosto la propria irritazione Kathleen Van Brempt, presidente della Commissione, si è rivolta alla rappresentante Pfizer con queste parole:

Per cortesia risponda, risponda se è possibile. Se non ha le risposte dica che non ha le risposte. Risponda sui messaggi WhatsApp e Sms, è importante che ci sia una risposta sull’impennata dei prezzi. Dia una risposta!”.

Uno dei temi maggiormente contestati dalla Commissione è stato il negoziato per l’acquisto dei vaccini condotto in sfregio ai basilari principi di trasparenza attraverso una corrispondenza di messaggini telefonici tra Albert Bourla e Ursula Von Der Leyen. Uno scambio di cui la rappresentante Pfizer ha finalmente ammesso l’esistenza:

Quanti messaggini si sono scambiati non lo so. Non posso dirvi neppure io quanti ne ho ricevuti dai leader del mondo. Non è che mi metto con il pallottoliere a controllare il messaggini”.

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Ad ogni modo, tra improbabili rassicurazioni e vaghe promesse, qualche risposta la Pfizer alla fine l’ha fornita, ad esempio che sui prezzi di acquisto dei vaccini da parte dell’UE vige il segreto più impenetrabile.

“Oggi si è parlato a più riprese dei prezzi,” ha tagliato corto Janine Small, “la cosa più importante per me è che non si discute di prezzi. I prezzi sono riservati, la politica dei prezzi… sarete molto frustrati lo so, lo vedo dai vostri volti, però queste sono le mie risposte”.

Ma il colpo di scena che ha fatto sobbalzare la commissione, si è verificato quando la Small ha dovuto rispondere ad una precisa domanda dell’europarlamentare olandese Robert Roos, che le aveva chiesto se la multinazionale aveva prodotto degli studi sulla capacità dei suoi sieri a mRNA di bloccare la trasmissione del virus prima dell’immissione sul mercato.

Queste sono state le parole con cui l’europarlamentare si è rivolto alla rappresentante Pfizer: Il vaccino Pfizer Covid era stato testato per porre fine alla trasmissione del Covid prima di essere immesso sul mercato? Se no lo dica a chiare lettere. Se sì, vuole mettere a disposizione della nostra Commissione questi dati?”

Janine Small ha quindi ammesso: “Venendo alla domanda se sapevamo dell’immunizzazione al momento dell’immissione sul mercato dei vaccini Covid, la risposta è no. Dovevamo muoverci alla velocità della scienza.”

Dunque è ora la stessa Pfizer mettere il suggello definitivo sulle menzogne che tuttora rappresentano la premessa giuridica agli obblighi vaccinali e al green pass: coercizioni in buona misura ancora in vigore e che dopo l’ammissione della rappresentate Pfizer appaiono ancor più inaccettabili. Zero risposte invece sui danni da vaccino, su questo tema Janine Small si è rifugiata nelle solite, vaghe formule che potremmo sentire da una qualsiasi virostar in televisione.

Nonostante la defezione di Bourla e l’irritazione di Kathleen Van Brempt, presidente della Commissione, non è mancato un colpo di scena. Rob Roos, eurodeputato olandese del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, ha rivolto alla Small una domanda secca, prendendola in contropiede. «Il vaccino Pfizer Covid è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che entrasse nel mercato?». Small ha risposto con un sorriso beffardo: «Mi chiede se sapevamo che il vaccino interrompesse o no la trasmissione prima di immetterlo sul mercato? Ma no. Sa, dovevamo davvero muoverci alla velocità della scienza».

La dichiarazione della dirigente di Pfizer è diventata virale, in verità più sui social che non sui media mainstream, che alla notizia hanno dedicato poca o nulla attenzione, se non con goffi tentativi di debunking come nel caso del giornale Open.

L’ammissione di Small sgretola definitivamente le basi scientifiche sulle quali si poggiavano i Decreti Legge sull’introduzione del green pass e dell’obbligo vaccinale. Ha inoltre dimostrato come fosse infondato il paternalismo con cui si è inculcato nei cittadini un presunto dovere civico a vaccinarsi per non far ammalare le altre persone (Licia Ronzulli: «Chi non si vaccina è un irresponsabile, egoista e opportunista»).

Ora è definitivamente certificato che la dichiarazione del luglio 2021 fatta da Mario Draghi a supporto dell’introduzione del green pass come «garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose» era una bufala. Ancora il 15 dicembre 2021 a Montecitorio, Draghi ribadiva il concetto, invitando a sottoporsi alla terza dose: «Vaccinarsi è essenziale per proteggere noi stessi, i nostri cari, la nostra comunità. Ed è essenziale per continuare a tenere aperta l’economia, le scuole, i luoghi della socialità, come siamo riusciti a fare fino ad ora».

Come accennato, inutile il tentativo di debunking di Open, per cui “I vaccini non prevengono il contagio, bensì le forme gravi di Covid”. La narrazione mainstream, volta a convertire l’opinione pubblica sulla strada per gli hub vaccinali, si è per mesi assestata sul mantra che l’efficacia del vaccino fosse quasi totale e che il siero bloccasse la trasmissione del contagio, modificandosi solo alla prova dei fatti nei mesi successivi.

Nel novembre 2020 era stata proprio Pfizer a dichiarare che i primi dati mostravano che il suo vaccino sperimentale aveva un’efficacia di oltre il 90% nel prevenire il Covid-19. «Questo è un momento storico», aveva commentato detto in un’intervista Kathrin Jansen, vicepresidente senior e capo della ricerca e sviluppo sui vaccini presso Pfizer. Secondo Ugur Sahin, co-fondatore di BioNTech, «il vaccino potrebbe impedire a oltre il 90% delle persone di contrarre il Covid-19». La notizia era stata commentata con entusiasmo da Joe BidenAnthony Fauci e Rochelle Walensky, direttrice del CDC, secondo cui i vaccini anti-Covid «riducono il rischio di infezione del 91% per le persone completamente vaccinate».

L’idea che il vaccino bloccasse il contagio è stata promossa dalla politica che su questo falso pilastro ha costruito un sistema di misure draconiane. Su queste false premesse scientifiche si è poi indotta la criminalizzazione dei non vaccinati (Pierpaolo Sileri: «Renderemo difficile la vita ai no vax, sono pericolosi»; Giuliano Cazzola: «Serve Bava Beccaris, vanno sfamati col piombo»; Matteo Bassetti: «Vanno trattati come tali, sono un movimento sovversivo, sono dei terroristi») e la patologizzazione del dissenso (Umberto Galimberti: « I no vax sono pazzi e vanno curati»). Ai renitenti all’inoculazione sono state così addossate tutte le colpe della società e si è auspicato persino di far loro pagare le cure in caso di ricovero ospedaliero.

I media hanno alimentato questa spirale di violenza (ad esempio il direttore di DomaniStefano Feltri: «Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile»), invitando a stanare i dissidenti e ancorando nell’opinione pubblica l’idea che un non vaccinato fosse malato e un pericoloso untore. Ora, grazie all’ammissione di Janine Small, questo castello di menzogne sta definitivamente crollando.

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