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Zuckerberg, dopo i Twitter files, dopo 3 anni si scusa di aver censurato informazioni vere su Facebook e ammette che la scienza sul Covid aveva torto

zuckerberg ammette censura covid twitter files
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Tempo di lettura: 10 minuti

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Zuckerberg si scusa per aver censurato informazioni vere su Facebook e ammette che sul Covid la scienza aveva torto. Dopo i Twitter Files le dichiarazioni del creatore di Facebook confermano come il governo statunitense, ma non solo, abbia fatto pressioni sui social per manipolare l’opinione pubblica. Il creatore di Facebook ammette quindi che hanno oscurato informazioni vere. Leggi l’articolo adesso per saperne di più!

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Per chi cercasse la fonte della notizia, diamo la possibilità istantanea di verificare la fonte, ed ecco il video originale dell’intervista di Alex Fridman al creatore e CEO di Facebook, Mark Zuckerberg:

Inoltre più in fondo troverete il Tweet  originale di Fridman incorporato e potrete constatare che la notizia è assolutamente vera sotto tutti gli aspetti!

Anche i più miscredenti adesso devono accettare il fatto che la censura è REALE e le notizie censurate erano VERE e REALI!

Zuckerberg, dopo i Twitter files, si scusa di aver censurato informazioni vere su Facebook e ammette che la scienza sul Covid aveva torto

Zuckerberg si scusa per la censura dicendo testuali parole: «Sul Covid la scienza aveva torto».
Il creatore di Facebook finalmente ammette: «Abbiamo oscurato anche informazioni vere».

zuckerberg si scusa per la censura dicendo sul covid la scienza aveva torto. il creatore di facebook ammette abbiamo oscurato anche informazioni vere

Non è stato soltanto un mea culpa, quello di Mark Zuckerberg riguardo la censura che il suo Facebook ha inflitto sui temi che infiammano l’opinione pubblica. È stata anche l’ammissione, attestata da colui che sui big data ha costruito un impero, che l’algoritmo non è capace di gestire la complessità.

L’occasione per parlare di bavaglio è emersa durante la lunga intervista che Lex Fridman, ricercatore russo-americano esperto di Intelligenza artificiale (IA) al Massachusetts institute of technology (Mit), ha organizzato con il fondatore e presidente di Facebook, concedendosi anche quelle domande scomode cui ormai i media tradizionali hanno rinunciato.

«Cosa si può considerare disinformazione e cosa no?», ha chiesto Fridman.

A domanda secca, risposta disarmante: «Ci sono alcuni argomenti», ha replicato Zuckerberg , «che sono considerati unanimemente pericolosi dalla comunità, ad esempio la pedofilia, il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi su cui la società dibatte.

Ad esempio il Covid: a inizio pandemia c’erano reali implicazioni per la salute», ha spiegato il CEO di Facebook, «ma non c’è stato il tempo di esaminare completamente la vastità delle ipotesi scientifiche che sono emerse.

Sfortunatamente, penso che una buona parte dell’establishment in un certo senso si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, ex post, si sono rivelate quantomeno discutibili se non addirittura vere. Questo alla fine ha logorato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni».

Un’ammissione rilasciata con totale nonchalance, come se la ripetuta violazione del Primo emendamento della Costituzione americana (che sancisce la libertà d’espressione) attraverso la sospensione di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo potesse scivolare via come l’acqua.

Una censura che ha colpito indistintamente privati cittadini ma anche personalità come Donald Trump e perfino autorevoli scienziati come Martin Kulldorf, Tom Jefferson e Carl Heneghan.

Ne sa qualcosa anche l’epidemiologo Jay Batthacharya, professore a Stanford e primo firmatario della Great Barrington declaration (Gbd), che nel 2020 aveva dimostrato che le decisioni draconiane suggerite dagli Usa a tutto il mondo per contrastare il Covid non erano «l’unica soluzione».

La pagina della Gbd è stata chiusa da Facebook il giorno dopo la sua apertura, il 4 febbraio 2021, per «violazione degli standard della community».

Poi è stata ripristinata, ma ormai il danno d’immagine era fatto.

«Sono contento di vedere finalmente un pò di umiltà», ha commentato Batthacharya.

«Zuckerberg è stato esecutore della propaganda di governo durante la pandemia.

Il suo è stato un regime di censura, in cui le falsità erano consentite e la verità censurata».

Il bavaglio continua, ma l’algoritmo Zuckerberg continua a non saperlo gestire.

«Come distinguete i fatti dalle opinioni?», gli chiede Fridman.

«È complicato», risponde vago il CEO di Facebook.

Anziché verificare se un’informazione è corretta o no, «noi siamo pratici: ci limitiamo a domandarci se quell’informazione causa danni alle persone o no».

La puntuale replica di Fridman sull’eventuale pericolosità dei vaccini è liquidata da Zuckerberg con un laconico «è difficile».

«Abbiamo introdotto la possibilità di scegliere se avvalersi del fact cheking o no», ha annunciato Zuck , «ma se il contenuto viola le nostre policies non è consentito pubblicarlo».

Non ci si poteva aspettare una risposta diversa, da chi ha costruito sul sistema binario «sì/no» la sua fortuna.

Ecco il tweet di Fridman che dimostra la veridicità dell’articolo qui pubblicato:

Twitter files, ecco come il social ha manipolato il dibattito sul Covid

Soppresse informazioni vere ma scomode per le politiche e le narrazioni governative, screditati medici ed esperti

È stata una vera e propria caccia alle streghe. Si poteva pubblicare ma poi si veniva censurati e, a volte, oscurati, se non addirittura sospesi dai social.

Prosegue la pubblicazione di nuovi capitoli dei Twitter Files, la serie di documenti interni che prova senza ombra di dubbio come i social, e in particolare Twitter, si siano piegati alle volontà dei governi e dei servizi segreti.

In questo nuovo capitolo emerge come Twitter abbia manipolato il dibattito sul Covid, censurando informazioni vere ma scomode per il governo statunitense, screditando medici e altri esperti in disaccordo rispetto alla narrazione dominante e oscurando tutti gli utenti che condividevano informazioni bollate come fake news.

I documenti interni messi a disposizione da Elon Musk confermano come Twitter si sia prestata a servire da sussidiaria per la censura anche sul Covid, dando risalto o sopprimendo contenuti su indicazione di agenzie governative.

twitter files, ecco come il social ha manipolato il dibattito sul covid. soppresse informazioni vere ma scomode per le politiche e le narrazioni governative, screditati medici ed esperti

Dopo Matt Taibbi, Bari Weiss, Michael Shellenberger e altri, stavolta è il turno di David Zweig, giornalista e autore che ha passato gli ultimi tre anni a occuparsi di Covid, in particolare criticando la copertura “a senso unico” di alcuni aspetti della pandemia nei media mainstream.

Nei post Zweig racconta come il governo degli Stati Uniti, sia l’amministrazione Trump che poi il successore Biden, abbiano fatto pressione su Twitter e sulle altre piattaforme social per dare spazio a contenuti, oscurandone altri.

In particolare, riporta Zweig, proprio nei primi mesi della pandemia, l’amministrazione Trump era preoccupata dal panico crescente che spingeva le persone a riversarsi nei supermercati per acquistare beni di prima necessità: le immagini della corsa folle ad acquistare carta igienica hanno fatto il giro del mondo.

La Casa Bianca, dunque, invitò non solo Twitter, ma anche Facebook, Google e Microsoft a partecipare a una tavola rotonda il cui focus era “combattere la disinformazione”.

Joe Biden non è stato da meno, e una volta insediatosi alla Casa Bianca, il primo incontro avvenuto con i rappresentanti di Twitter verteva sulla “disinformazione Covid”, con particolare riferimento ai profili anti-vaccinisti come quello del giornalista Alex Berenson che è stato prima sospeso per poi essere del tutto chiuso.

A luglio 2021 il presidente affermava che i social stavano «uccidendo le persone permettendo a teorie contrarie al vaccino di circolare liberamente».

Da altre email emerge come il Governo fosse inoltre abbastanza irritato dalla poca efficienza di Twitter, che non oscurava, bannava e ostracizzava abbastanza profili ritenuti scomodi.

Il processo non era così semplice però, per tre motivi, come ricostruisce Zweig. In primis, gran parte della moderazione dei contenuti è stata condotta da bot, altamente intelligenti ma non adatti a un lavoro così raffinato.

In secondo luogo, la moderazione era affidata anche ad appaltatori esterni che non avevano strumenti adeguati per giudicare tweet su argomenti complessi, come le miocarditi.

Terzo, i dirigenti più alti in grado di Twitter sceglievano gli input per i bot e nei casi più importanti erano loro stessi a decidere sulle sospensioni. Così contenuti non allineati ma pienamente legittimi venivano etichettati come “disinformazione” e oscurati.

Dopo i Twitter Files le dichiarazioni del creatore di Facebook confermano come il governo statunitense, ma non solo, abbia fatto pressioni sui social per manipolare l’opinione pubblica

Zuckerberg confessa: «Sul Covid abbiamo censurato informazioni vere»

Dopo i Twitter Files le dichiarazioni del creatore di Facebook confermano come il governo statunitense, ma non solo, abbia fatto pressioni sui social per manipolare l’opinione pubblica.

Adesso anche Zuckerberg lo ammette: durante la pandemia, i social hanno censurato anche notizie vere. «Sul Covid-19 penso che l’establishment scientifico si sia confuso su un mucchio di fatti e abbia chiesto di censurare un sacco di cose che, in retrospettiva, sono finite per essere discutibili o vere», ha dichiarato. Il creatore di Facebook e ad di Meta ha confermato, senza troppi giri di parole, come il social network si sia impegnato ad applicare una censura costante verso determinati contenuti durante il periodo della pandemia, quando esprimere opinioni contrarie al pensiero scientifico dominante era quindi, di fatto, vietato.

Dopo i Twitter Files le dichiarazioni di Zuckerberg confermano infatti come il governo statunitense, ma non solo, abbia fatto pressioni sui social per manipolare l’opinione pubblica. Insieme al bieco collaborazionismo dei media generalisti, i ban e le censure erano quindi strumento utile a limitare il dibattito sul Covid-19. Virus uscito da un laboratorio? Lockdown dannosi? Green pass e vaccini inefficaci? Impossibile. Qualsiasi dubbio postato sui social veniva prontamente nascosto. E ora, a distanza di tre anni, Mark Zuckerberg sembra finalmente voler confessare il vero ruolo avuto dai suoi social.

L’occasione per affrontare l’argomento è arrivata durante una lunga intervista di Lex Fridman, ricercatore esperto in intelligenza artificiale al Mit. Interrogato sulla disinformazione, Zuckerberg ha spiegato che «ci sono alcuni argomenti che sono considerati pericolosi dalla comunità, come la pedofilia, il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi su cui la società dibatte. Ad esempio il Covid: a inizio pandemia c’erano reali implicazioni per la salute», ha spiegato il ceo di Facebook, «ma non c’è stato il tempo di esaminare completamente la vastità delle ipotesi scientifiche che sono emerse. Sfortunatamente, penso che una buona parte dell’establishment in un certo senso si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, ex post, si sono rivelate quantomeno discutibili se non addirittura vere. Questo alla fine ha logorato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni».

Parole arrivate con una semplicità disarmante, considerando che si tratta di una chiara violazione del diritto di espressione dei cittadini, sancito da ogni costituzione nazionale. Una censura che ha colpito indistintamente privati cittadini ma anche personalità come Donald Trump e perfino autorevoli scienziati come Mar in Kulldorf ,Tom Jefferson e Carl Heneghan. Ne sa qualcosa anche l’epidemiologo Jay Batthacharya, professore a Stanford e primo firmatario della Great Barrington declaration (Gbd), che nel 2020 aveva dimostrato che le decisioni draconiane suggerite dagli Usa a tutto il mondo per contrastare il Covid non erano «l’unica soluzione».

La pagina della Gbd è stata chiusa da Facebook il giorno dopo la sua apertura, il 4 febbraio 2021, per «violazione degli standard della community». Poi è stata ripristinata, ma ormai il danno d’immagine era fatto. «Sono contento di vedere finalmente un po’ di umiltà», ha commentato Batthacharya. «Zuckerberg è stato esecutore della propaganda di governo durante la pandemia. Il suo è stato un regime di censura, in cui le falsità erano consentite e la verità censurata».

Ancora più grottesco il fatto che Zuckerberg abbia ammesso quanto sia difficile «distinguete i fatti dalle opinioni». Anziché verificare se un’informazione è corretta o no, «noi siamo pratici: ci limitiamo a domandarci se quell’informazione causa danni alle persone o no». La puntuale replica di Fridman su l l’eventuale pericolosità dei vaccini è liquidata da Zuckerberg con un laconico «è difficile». «Abbiamo introdotto la possibilità di scegliere se avvalersi del factcheking o no», ha annunciato Zuckerberg, «ma se il contenuto viola le nostre policies non è consentito pubblicarlo»

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